Per molti di noi aquilani, dopo il terremoto che ha colpito la nostra gente e le nostre case, lo scrivere è diventato un bisogno, un modo per elaborare la tragedia, per condividere dei momenti di rara intensità umana che ci hanno cambiato, ma anche per archiviare ciò che è stato e per ricominciare. Il classico "punto e a capo". Per quanto mi riguarda ho impiegato quattro mesi per scrivere quel punto... e ancora sono alla ricerca di un "a capo".

(Roberto Franceschini)

La campagna di Onna - Foto di R. Franceschini - Anno 2013
La campagna di Onna - Foto di R. Franceschini - Anno 2013

 

31 marzo (e-mail)

- Ti invio il riepilogo della lista della canzoni che mi dovresti scaricare.

- Ti pregherei di provvedere prima che il terremoto mi seppellisca insieme al pc e allo stereo.

- Ti ringrazio e, in caso il destino dovesse dividerci, pregherò per te e ti ricorderò sempre con gli amici durante la bevuta del  venerdì.

- Il tuo amico terremotato


Questa mail è stata inviata il giorno dopo la scossa di magnitudo 4 delle 15,38. Dico sempre che il terremoto del 6 aprile ci ha tradito. Non è stato leale, perché da mesi ci aveva abituato alle sue scosse, ci aveva tolto la paura e dotati della capacità di scherzarci su.


5 aprile ore 22,50

- Pronto?

- L’hai sentita?

- È stata forte, mi si è spostato il divano sul quale stavo sdraiata.

- Speriamo che per questa sera sia l’ultima, speriamo di poter dormire in santa pace.


Se quella notte fossero state le prime di scosse, tutti saremmo scesi per strada e non ci sarebbero stati i morti… Ma puoi stare a dormire in macchina per mesi? Ci dicevano che era altamente improbabile un evento sismico distruttivo, anche il buon senso ci tranquillizzava: se scarica poco alla volta vuol dire che non ci sarà la botta forte.


6 aprile ore 0,45

- Sono sempre io, questa volta è stata più forte, e non finiva mai. Ti sei messa paura?

- Un po’, che facciamo?

- E che vuoi fare, si va al letto e si cerca di dormire. Ci sentiamo domani.

Purtroppo la botta forte è arrivata: il letto che si sposta in mezzo alla stanza e si copre di calcinacci; le librerie e le vetrinette che crollano; i tubi dell’acqua della cucina che si staccano ed iniziano ad allagare il pavimento; la luce che va via; il vestirsi in fretta perché stiamo a L’Aquila e fuori fa un freddo cane; l’aria polverosa e la puzza di metano appena fuori; l’inquilino del piano di sotto, coperto dai calcinacci, che abbraccio senza dire una parola; tutti i vicini per strada, alcuni scalzi e in pigiama, con i loro bambini stranamente silenziosi; il pianto di Antonella…


6 aprile ore 3,32

- I miei non rispondono io scappo. Michè, pensa tu chiudere il gas a tutti, io ho già chiuso l’acqua che mi si stava ad allagare la casa.

- Vai tranquillo Roby, ci penso io. Ci sentiamo più tardi.

6 aprile ore 4,00

- Finalmente riesco a sentirti, Come stai? Ti sei fatta niente? E i tuoi? Non riesco a contattare mio fratello e sto andando da lui, sono davanti al Torrione, è crollata la punta, ma non sembra che ci siano molti danni. C’è molto traffico ed ho ancora in bocca il sapore di polvere di quando sono uscito da casa.


Penso che l’angoscia più grande l’abbiamo vissuta nella fase immediatamente successiva al terremoto, quando tutti i cellulari erano in tilt e non si avevano notizie dei propri cari.


6 aprile ore 5,00

- Sto bene, ma ancora non mi rendo conto. Ho appena sentito i miei e sono tutti salvi.

- Quando questa notte qui a Teramo siamo stati svegliati dal terremoto abbiamo subito pensato a te e a L’Aquila. È stato talmente forte che abbiamo sperato che l’epicentro fosse dalle nostre parti. I telegiornali già parlano di crolli e di morti.


Gli amici di Teramo hanno partecipato alla passione della mia città e della mia gente, mi sono stati vicini in modo commovente. Già, commovente… Nei primi giorni mi commuovevo per ogni piccolo gesto di solidarietà: i volontari che ti cedevano il passo quando facevi la fila per la mensa, Il vigile del fuoco che ti sorrideva mentre ti accompagnava a casa a recuperare qualcosa, la solidarietà di persone che conoscevi appena e che non ti aspettavi ti chiamassero, l’umanità di Peppe, il direttore dell’albergo “Lago Verde” di S. Omero che in seguito ci ospiterà; gli sms di Salvatore; gli abbracci di Francesco, Rosanna e Vittoria; l’aceto e il barattolo di peperoncino che Felicetta mi ha portato da casa per regalarmi un pizzico di normalità.


7 aprile

- Ho solo Multifilter ed MS

- Vanno bene lo stesso, ho già girato e non si trova nient’altro.

- De do’ shi?

- Paganica

- Paganica… è vero quello che si dice?


Faccio un cenno con la testa, le parole non mi escono ed ho un groppo alla gola. Anche il tabaccaio rimane in silenzio e ci lasciamo senza dire altro.


8 aprile

- La macchina puoi venire a riprenderla, per fortuna l’officina ha retto.

- Come stai messo?

- Al campo di Paganica.

- Io sto per partire per la costa.

- Buona fortuna

- Anche a te e a tuo padre.


Forse è stata la prima volta che in vita mia sono stato salutato con un “Buona fortuna”, un saluto inusuale, per certi versi drammatico, che sentirò spesso in seguito. “Buona fortuna” è come una mano sulla spalla, come un guardarsi dritto negli occhi sapendo che nulla sarà più come prima, come un addio.


9 aprile

- Anto’ come state?

- Io e Grazia stiamo bene, ma purtroppo siamo stati colpiti negli affetti. Elpidio è morto ribaltandosi con la macchina mentre correva, subito dopo la scossa, verso la casa della madre e della sorella. Aveva paure del terremoto ed era venuto a dormire da noi.

- Me lo ha appena detto mio fratello che ha letto il suo nome sul giornale, ma speravamo che non fosse tuo nipote. Purtroppo debbo darti anche un’altra brutta notizia: Carmine e la moglie…

- Noo! Noo! Perchè?

- Sono morti nel letto, facendo scudo con il loro corpo al figlio più piccolo che dormiva con loro...


Mi sono detto che con questa telefonata, fatta nel pianto, sono diventato un po’ più grande. Non pensavo di avere il coraggio di chiamare il mio amico a cui è morto un nipote che era per lui come un figlio. Per lunghi minuti sono rimasto seduto fissando il suo numero sul telefonino, prima di premere il pulsante.


30 aprile, sms

Cari Marino, Franco e Giuseppe, non so quando, non so come, ma vi do appuntamento presso l’Angelo Muto(*), stessa ora, per il solito aperitivo del venerdì e… non mi fate aspettare come al solito.

 

 

(*) L’Angelo Muto è una piccola fontana, molto cara agli aquilani, che si trova (o si trovava?) di fronte al Municipio.

 (Ultima modifica pagina 13(4/2023)